24 GEN - Il segretario
della Uil-Fpl Giovanni Torluccio traccia un bilancio dell’anno appena
passato “decisamente negativo”. Non mancano le critiche al Governo Monti
che “con la spending review e con la legge di stabilità ha prodotto per
la sanità misure di emergenza, prive di progettualità se non quella di
fare cassa con i soliti tagli lineari”. Per il futuro chiede alla
politica “riforme che puntino a superare la centralità dell’ospedale, a
sperimentare ed applicare buoni modelli organizzativi, modelli di
efficace governo clinico-assistenziale e di integrazione professionale
che valorizzino e tengano conto dell’apporto di tutte le figure
presenti”.
Dottore, che bilancio fa delle politiche per la sanità messe in atto dal Governo Monti?
E’ un bilancio decisamente negativo, di una politica ontana dalle
nostre istanze – che sono le istanze dei lavoratori e dei cittadini che
rappresentiamo - ma anche da quell’impegno di equità, rigore e
sviluppo assunto dal governo stesso all’atto dell’entrata in carica.
Con il Governo Monti si è rafforzata ed è passata nel modo peggiore un’
idea neoliberista dello Stato come fattore di spesa improduttiva, e le
"nuove" proposte politico-economiche si sono concentrate principalmente
sui tagli alla spesa pubblica, in primis sulla sanità.
Noi siamo consapevoli che per continuare a garantire il nostro sistema
sanitario sia necessaria una riorganizzazione, un recupero di
funzionalità ed efficienza, l’ottimizzazione delle risorse e dei
processi, ma in un ottica di riforme vere e praticabili che tengano
insieme il problema della sostenibilità con i bisogni di salute e con la
valorizzazione degli operatori. Anzi, siamo noi stessi a chiedere
interventi per eliminare sprechi e inefficienze, la riqualificazione
della spesa per garantire controllo e trasparenza dei conti e per
liberare risorse da reinvestire nel miglioramento dei servizi e nel riconoscimento delle professionalità.
Ma non è questa la strada che ha imboccato il Governo che con la
spending review e con la legge di stabilità ha prodotto per la sanità
misure di emergenza, prive di progettualità se non quella di fare cassa
con i soliti tagli lineari. Misure che, aggiunte a quelle adottata già
nei due anni precedenti stanno compromettendo in modo serio la capacità
di risposta del sistema e rischiano di smantellarlo.
In questo scenario i provvedimenti del ministro della salute, dal
decreto Balduzzi ai nuovi Lea (già ampiamente strombazzati benché manchi
ancora tutto l’iter approvativo a partire dal non tanto scontato “ok”
della Conferenza delle Regioni) ci sembrano quantomeno incongruenti fra
gli intenti e i buoni propositi dichiarati e la reale politica del
Governo, di cui il ministro fa parte, che ha considerato la sanità solo
come fattore di spesa da tagliare. A fronte dei tagli già operati e di
quelli che si aggiungeranno da qui al 2015, le norme approvate sono
destinate a rimanere sulla carta, mentre, in un Paese dove già diversi
territori non garantiscono i LEA attuali, ci si chiede giustamente con
quali risorse potranno essere aumentati.
Contemporaneamente sono rimasti al palo interventi per tutelare le
competenze professionali e valorizzare i professionisti sanitari – sui
quali pure il ministro si era espressamente impegnato – a partire
dall’istituzione degli Ordini professionali per le professioni
sanitarie che ne sono ancora prive.
E come valuta il 2012 per la vostra categoria professionale?
Le conseguenze dei tagli indiscriminati, ai quali si aggiungono in
alcune realtà il malgoverno regionale e l’incapacità organizzativa e
gestionale dei vertici aziendali nominati dalla politica sono disastrose
per i malati e per tutti gli operatori delle strutture pubbliche e di
quelle accreditate.
La riduzione delle risorse, il taglio dei posti letto ospedalieri senza
la realizzazione sul territorio delle strutture a bassa intensità, il
perdurante blocco del turn-over, il licenziamento dei precari
costringono moltissimi operatori a lavorare in condizioni avvilenti, con
gravi limitazioni alla possibilità di dare un’assistenza adeguata, con
grave rischio di errore nello svolgimento della loro attività.
E parliamo di operatori con contratti di lavoro bloccati al 2009 nel settore pubblico ed al 2007 nel settore privato.
Se il sistema fino ad oggi non è scoppiato è solo grazie al senso di
responsabilità di tanti anonimi medici, infermieri, professionisti e
operatori dell’area sanitaria e sociale, autisti d’ambulanza impegnati
ogni giorno in una lotta impari contro difficoltà di ogni tipo e che,
oltretutto, corrono il rischio di diventare il capro espiatorio della
situazione. Pensiamo alle varie vicende che hanno coinvolto i Pronto
Soccorso e non credo servano altre parole.
Nella sanità privata la situazione è ancora più pesante. Dopo le
riduzioni di personale e i licenziamenti che con sempre più fatica
riusciamo a scongiurare, si sta consumando il dramma di migliaia di
lavoratori che non ricevono gli stipendi a fine mese e non portano a
casa il necessario per sostentare la famiglia. Solo nel Lazio abbiamo
calcolato che in questo momento ci sono 6.000 lavoratori della sanità
privata, in alcune strutture già da 5 o 6 mesi, con la disperazione e la
tensione che cresce ogni giorno e con una incomprensibile inerzia delle
istituzioni che continuano a ignorare le nostre richieste di
intervento.
Quali sono invece i suoi auspici per il 2013 e le istanze alle forze politiche in vista delle elezioni?
Prima di tutto serve un cambio di rotta, che metta fine a questa
politica di tagli lineari che non solo compromettono la capacità di
risposta del sistema, a scapito ovviamente delle fasce più deboli, ma
che, alla lunga non rispondono neanche al discutibile obiettivo di fare
cassa perché spostano la domanda di salute su altri servizi,
inappropriati e inadeguati, con maggiori incrementi di spesa.
La sanità richiede, invece, interventi di ottimizzazione per
trasformare il Sistema dell’offerta di servizi e della loro
organizzazione partendo dalla valutazione di come si è modificata la
domanda di cure e da come si è evoluto il patrimonio professionale
interno. Riforme che puntino a superare la centralità dell’ospedale, a
sperimentare ed applicare buoni modelli organizzativi, modelli di
efficace governo clinico-assistenziale e di integrazione professionale
che valorizzino e tengano conto dell’apporto di tutte le figure
presenti.
La nostra piattaforma per la sanità prevede come punti principali il
rilancio della contrattazione integrativa, in cuisi possono collegare
più efficacemente le gestioni virtuose ed i conseguenti recuperi di
risorse con l’aumento della produttività, il riconoscimento della
professionalità e del merito ed il miglioramento della qualità dei
servizi; l’estensione della tassazione agevolata del salario di
produttività ai dipendenti del SSN, già pesantemente colpiti dal blocco
dei rinnovi contrattuali; la reale accessibilità alle agevolazioni
previdenziali previste per i lavori usuranti; la soluzione del problema
del precariato, con procedure di stabilizzazione o concorsi nei
quali venga adeguatamente riconosciuta l’esperienza acquisita, per dare
certezze ai lavoratori ma anche per migliorare la qualità dei perché
nella PA il lavoro non a tempo indeterminato costa spesso di più di
quello a tempo indeterminato, e “rende” generalmente meno.
Ma nella nostra piattaforma trova posto anche la riduzione dei costi
indotti dalla politica, degli sprechi e della spesa improduttiva per
risanare i conti senza mettere a repentaglio la qualità dei servizi e le
condizioni dei lavoratori.
Un ulteriore aspetto che riteniamo debba essere assolutamente
affrontato è quello di una nuova regolazionedel sistema delle tariffe e
degli accreditamenti dei servizi sanitari e socio sanitari
affidati in regime di accreditamento, convenzione e appalto, un settore
che è diventato una vera e propria giungla con il peggiordumping
contrattuale a danno dei lavoratori, tutto a spese delle risorse
pubbliche.
Su questi difficili temi la nostra organizzazione è pronta ad accettare
la sfida di condividere con le aziende ed enti obiettivi più ambiziosi e
lungimiranti e offre la propria disponibilità a stringere una alleanza
con gli amministratori locali, i lavoratori e i cittadini per un
condiviso piano di rilancio del sistema salute.
Se la politica non si assumerà le proprie responsabilità con scelte
coraggiose, capaci di ottimizzare le risorse per continuare a sostenere
un servizio sanitario garante del diritto dei cittadini alla
salute, ma anche del lavoro di centinaia di migliaia di operatori, il
nostro timore è che si crei una profonda spaccatura tra lavoratori e
cittadini e le istituzioni, che nel momento di grave difficoltà che
attraversa il Paese potrebbe sfociare in pericolose tensioni sociali.
Certo se le razionalizzazioni della spesa sono come quelle che ci hanno
segnalato da Regioni che pure sono considerate “benchmark” in sanità (in
Toscana il Presidente Rossi ha autorizzato l’acquisto di 10
costosissimi robot chirurgici, tanti quanti ce ne sono in tutta la Gran
Bretagna, mentre la ASL di Massa Carrara continua a sprofondare in
“profondo rosso” e si riducono i servizi in tutto il SSR!) non ci
aspettiamo nulla di positivo.
Che ne pensa delle candidature del Presidente della Fnomceo,
Amedeo Bianco e della Presidente dell’Ipasvi, Annalisa Silvestro, tra le
fila del Pd. Pensa che potranno dare un contributo al miglioramento del
Ssn e delle condizioni di lavoro di chi vi opera?
E’ indubbio che la candidatura del Presidente Bianco possa portare un
prezioso contributo per l’intera categoria, sia per le capacità
professionali che per il ruolo di rappresentanza che avrà in aula
parlamentare. Devo, però, constatare che nel nostro Parlamento siedono
già molti medici, ma purtroppo ciò non è servito per indirizzare le
scelte governative verso il giusto binario. Molto poco rappresentate
sono state, invece, finora le professioni sanitarie e mi auguro che la
Presidente Silvestro possa dare un forte impulso alle
battaglie per tutelare le competenze professionali e valorizzare i
professionisti nell’interesse dei cittadini a ricevere un
assistenza di qualità e del buon funzionamento del nostro sistema
sanitario.
24 gennaio 2013
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Direttore generale
Ernesto Rodriquez